Insegnare ai bambini come riconoscere un pedofilo

di webmaster 13 aprile 2007

E’ facile cadere nella trappola ordita da un pedofilo. Spesso è una persona che si conosce, affidabile e vicino alla famiglia. Spesso è anche un abile seduttore che sa le mosse giuste da fare. Spesso non assomiglia per niente ad un mostro, ma ha il volto rassicurante di un padre di famiglia, di un amico o di un parente. Spesso il bambino non è in grado di riconoscere il pericolo, quello che è bene e quello che è male, quelle che sono carezze innocenti e quelle che invece hanno altri scopi e vogliono fare male. Un convegno a Milano dal titolo “Pedofili oggi: proviamo a curarli?”, tenutosi lo scorso mese, ha indagato tutte queste situazioni.

 

Alberto Pellai, ricercatore del Dipartimento di Sanità pubblica dell’Università di Milano, intervenuto al meeting ha sottolineato come il pedofilo si annidi nelle situazioni all’apparenza più normali e insospettabili perché “purtroppo non si tratta di un ‘mostro’, una figura lontana da noi e con caratteristiche distintive, immediatamente riconoscibile e isolabile. Tanto che una ricerca internazionale condotta su oltre 13.000 condannati per abusi su minori non ha permesso di individuare elementi distintivi". Dello stesso parere Michele Maggi, criminologo ed ispettore della squadra mobile di Milano, sezione Minori, secondo il quale è sbagliato da parte dei genitori pensare ai pedofili come mostri od orchi nascosti nel buio. “Li porta a credere – tiene a precisare – che questo pericolo sia lontano, e a chiudere gli occhi davanti alle strategie di seduzione messe in atto dal pedofilo”. Con lo scopo di insegnare ai bambini a riconoscere il pericolo, sono stati tenuti per sei anni corsi nelle scuole elementari di Milano che hanno coinvolti migliaia di alunni, insegnanti e genitori.

Il progetto, dal tema ‘Le parole non dette’ “che ora abbiamo portato a Varese – spiega Pellai. E’ importante che i genitori sappiano che gli abusi all’infanzia costituiscono il crimine più frequentemente commesso contro i bambini, ma anche che una corretta formazione e una costante attività di prevenzione sono armi efficaci. I bambini che apprendono e conoscono i principi della sicurezza personale e della prevenzione dell’abuso sono più capaci di reazione e si sentono più autosufficienti quando si trovano in situazioni di rischio".

Non si deve avere paura ad affrontare un argomento così delicato con i propri figli, essi devono essere capaci di riconoscere il pericolo ed in qualche modo mettersi in salvo. Tenerli in una campana di vetro all’oscuro di tutto può essere più pericoloso che metterli al corrente della realtà. Sempre, però, con le dovute cautele e le parole giuste. Per parlare ai più piccoli si può ricorrere alle filastrocche – come spiega lo stesso Pellai nel libro “Un bambino è come un re. Come mamme e papà possono crescere bambini sicuri e prevenire gli abusi sessuali sui minori", edito da FrancoAngeli, per i più grandi si può ricorre al gioco.

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