La settimana scorsa, nell’ambito del convegno “Verso il bilancio sociale del paese” tenutosi presso la sala del Parlamentino del Cnel a Roma, è stata presentata una recente indagine dell’Istat che segnala un punto a sfavore verso il progresso delle famiglie italiane. Secondo la ricerca, infatti, sarebbero due milioni e 94 mila i ragazzi italiani che non usano ancora il personal computer. Solo il 56,6% dei ragazzi tra i 3 e i 17 anni utilizza regolarmente il PC. Di questi, appena il 3,3% ne fa uso ‘solo a scuola’ mentre il 15% ne usufruisce esclusivamente a casa.
“La scuola penalizza proprio i minori di stato sociale più basso – sostiene Linda Laura Sabbadini, direttore centrale Istat – che non hanno opportunità di avere un pc a casa e di alfabetizzarsi per conto proprio. La scuola non riesce, quindi, ad operare un riequilibrio tra i vari strati sociali”.
Dalle rilevazioni fatte dall’Istat nel 2006 risulta, infatti, che il 69,7% delle famiglie con minori ha un Pc in casa contro il 60,5% delle famiglie in cui il capofamiglia è un operaio. Una differenza sostanziale si registra anche a livello territoriale: nel nord-est sono ben 74,8% le famiglie con un computer in casa, nelle isole solo il 58,8%. Secondo la Sabbadini, le differenze sociali e di opportunità sono in Italia ancora elevate.
Nel 2005 risultava che circa 500 bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni non erano mai andati al cinema, non avevano mai letto un libro, non avevano mai usato un computer né Internet e non avevano fatto sport nell’ultimo anno. In totale, gli esclusi da queste attività erano, a livello nazionale, il 7,3% dei minori con un 9,4 % tra le famiglie operaie e un 13,2% tra le famiglie del mezzogiorno.