I figli maggiori sono più intelligenti degli altri. Sembra una frase puramente provocatoria, invece è il risultato di uno studio norvegese sul legame tra ordine di nascita e quoziente intellettivo. Apparso sulle pagine della prestigiosa rivista scientifica Science, questo studio è l’ultimo in ordine cronologico a trattare questo spinoso argomento. Da decenni, infatti, gli studiosi di mezzo mondo indagano questo legame all’apparenza improbabile.
Dati alla mano, sembra accertato il fatto che i primogeniti abbiano un quoziente intellettivo superiore rispetto ai fratelli minori, quello che i ricercatori non si riescono a spiegare è il perché. Anni addietro si incolpò persino l’utero della madre come principale causa di questa differenza intellettiva. L’utero aggredirebbe in maniera sempre più marcata ad ogni gravidanza il feto. Vero è che il numero degli anticorpi materni aumenta ad ogni gravidanza, ma non per questo motivo l’utero è in grado di influenzare l’intelligenza del nascituro.
Ad assolvere l’utero ci ha pensato questo nuovo studio. Condotta da Setter Kristensen, dell’istituto nazionale norvegese di Medicina del Lavoro e Tor Bjerkedal, dell’istituto di Epidemiologia dell’Esercito norvegese, su un campione di circa 250mila giovani tra i 18 e i 20 anni chiamati per il servizio militare tra il 1967 e il 1976, la ricerca ha dimostrato come il Qi dei ragazzi diminuiva man mano che decresceva l’ordine familiare di nascita. Alla fine i primogeniti hanno totalizzato in media 2,3 punti in più rispetto ai ragazzi non primogeniti.
La tesi dei due ricercatori è che, anche se non se ne rendono conto, i genitori riservano un trattamento diverso al figlio maggiore, in pratica un trattamento privilegiato. Secondo questa teoria, quindi, non importa tanto l’ordine in cui nascono i figli ma il fatto che vengano educati come primogeniti. La tesi è sostenuta dal fatto che, secondo i test attitudinali sottoposti sia ai ‘maggiori per caso’ (cioè quando il figlio è diventato primogenito in seguito alla morte del fratello maggiore) sia a quelli ‘per ordine’, non si è rilevato una sostanziale differenza nel grado di quoziente intellettivo. Che la colpa, allora, sia sostanzialmente da imputare a mamma e papà?